Speciale O’Rei

Pelè, la leggenda e il mito del Re del football

Edson Arantes Do Nascimiento in arte Pelè


Se il calcio non si fosse chiamato così, avrebbe dovuto essere chiamato Pelé. Questo il pensiero dello scrittore brasiliano Jorge Amado in occasione dell’ottantesimo compleanno del simbolo del calcio.

Edson Arantes Do Nascimiento in arte Pelè nasce a Tres Coracoes il 23 ottobre 1940. Un campione che ci ha regalato sogni e tanti record, basti pensare a tre mondiali vinti e 1281 reti segnate nella sua lunga carriera.


O’ Rei, come lo conoscevano in Brasile, è stato l’unico campione brasiliano ad esser rimasto a giocare nel suo paese, nonostante le offerte dei club di tutto il mondo, dal Real Madrid alle Inglesi. E proprio per esser stato il più brasiliano tra i calciatori brasiliani le sue gesta sono diventate mito in tutto il sud america. Prima nel 1958 con Didì e Vavà, il trio delle meraviglie carioca, portò a casa il mondiale di Svezia battendo in finale i padroni di casa tra i quali Nils Liedholm vendicando così l’onta della mancata qualificazione al mondiale precedente.

La squadra del Brasile Coppa del Mondo 1958

Dopo gli infortuni nei mondiali del 1962 in Cile (comunque vinto dal Brasile) e quello del 1966 in Inghilterra è nel 1970 che Pelè si consacra mostro sacro del calcio mondiale. Prima sfornando l’assist per Jairzinho scacciando così i brutti ricordi del mondiale inglese dove i carioca furono eliminati ai gironi con appena due punti, ma soprattutto con il suo goal di testa nella finale contro l’Italia, in cui resta a galleggiare in aria così a lungo da far dire a Burgnich, che lo marcava: “pensavo fosse umano. Mi sbagliavo”.


La sua leggenda è stata riproposta sotto ogni forma di merchandising, dalle classiche magliette a spille, tazze da thè, e qualunque prodotto che possa far guadagnare in Brasile un paio di Real a chi ha abbastanza immaginazione. Stranamente è proprio sul fronte videoludico che Pelè ha marcato poche presenze. Forse per la non proprio riuscitissima operazione della Atari col suo Pele’s Soccer per l’Atari 2600 che deve aver fatto storcere la bocca non poco al campione brasiliano quanto ai suoi fan.

In ogni modo non c’è gioco di calcio che non lo riproponga nei roster delle formazione All Star (quelle che una volta si sbloccavano vincendo i tornei). Questo almeno da quando è stato possibile avere una minima personalizzazione dei calciatori virtuali, cosa a cui chi come me da ragazzino aveva come unico riferimento Emlyn Hughes International Soccer poteva sopperire con la sola immaginazione.

Emlyn Hughes International Soccer per Commodore 64

Alla fine Una serie di pixel gialli con un volto fatto da quattro cubetti neri potevano tranquillamente essere il Pelè degli anni del Commodore 64, quello in cui si correva sinistra a destra con i giocatori che si impastavano l’uno sull’altro e la porta era una linea isometrica in cui si segnava solo quando il pallone si bloccava magicamente a mezzaria per ri-materializzarsi a terra.

La torcida del nostro Commodore erano i mononota della tv misti al rumore dei joystick e alle urla della mamma che cercavano di staccarci mentre ci avventavamo l’uno sull’altro nel disperato tentativo di causare l’errore. Ovviamente il concetto di dribbling era astratto, e il colpo di testa del Pelè immaginato non si alzava di un millimetro da terra, ma ciò non ci impediva di rivedere O’ Rei sospeso in aria, a guardare il mondo dall’alto della sua classe, mentre col joystick cercavamo di premere quel dannato bottone rosso sperando di segnare come lui.

Auguri a Pelè, 80 anni di leggenda: la storia di un fuoriclasse unico nel suo genere.

Ci congediamo da Voi lasciandovi sotto il link per il download di una ricca compilation di giochi (oltre 150) dove sono racchiusi i migliori programmi di calcio per Commodore 64.

Buon divertimento !!


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Un ringraziamento speciale a Francesco Casillo per la stesura del testo.

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