C’era una volta, in una piccola borgata immersa nel verde, una pappagalla di nome Peppina. Con il suo piumaggio verde e giallo, Peppina era diventata una vera e propria star domestica, incantando chiunque la incontrasse. Adottata e curata da Carlotta attraverso la Lipu, la sua bellezza era tale da lasciare tutti a bocca aperta.
Ogni mattina, Peppina iniziava la giornata con un concerto personale, imitando il canto di altri uccelli e zampettando nella gabbietta come se volesse dire: “Non sentite come sono brava?”
Le sue melodie sembravano uscire direttamente dal cuore, con un’intensità così forte che commuoveva chiunque le ascoltasse.
Non appena vedeva Carlotta avvicinarsi alla sua gabbietta, Peppina le saltava agile sulla mano come una ballerina, poi svolazzava un po’ per casa e alla fine atterrava con grazia e determinazione sulla tavola.
“È ora della merenda!”, sembrava dire, mentre i suoi occhi brillavano di gioia. Le sue piccole zampette si muovevano veloci, in attesa di un boccone gustoso.
Ogni mattina, Peppina si avvicinava a papà Roberto con uno sguardo curioso e vivace. Con il suo fare impiccione, sembrava voler sapere cosa le avesse riservato. Come papà era una buona forchetta, sempre pronta a soddisfare la sua voglia di prelibatezze, e non poteva resistere alle molliche più ghiotte che avanzavano dai pasti. Spalancava gli occhi e chiedeva: “Papa, c’è qualcosa di buono per me?”
Coccolosa per natura, Peppina non solo amava cantare, ma si divertiva anche a stringere i legami con le persone attorno a lei. Si posava sulle spalle o sulla testa di tutti, amava curiosare la pelata di papà Roberto, ma con Carlotta aveva un legame speciale, sfiorava il suo viso e si accoccolava nel sue mani. Non c’era niente di più bello!! Peppina amava sentire il battito del cuore di Carlotta, sarebbe rimasta li per ore a godere di quel momento speciale.
Pippina, piccola stella del mio cuore, le tue piume colorate illuminavano i miei giorni. Nel silenzio della sera, il tuo canto risuona ancora, è un eco di un amore che non svanisce mai.
Ma la notte del 4 novembre segnò un momento cruciale nel cuore di Carlotta e di tutti coloro che amavano Peppina. La dolce pappagallina, la diva della casa, volò via per sempre. Il suo canto e le sue acrobazie rimasero impressi nei cuori di tutti, come una melodia eterea che continuava a risuonare, anche quando il silenzio riempì la stanza.
In quel silenzio, però, non regnava solo il dolore; si insinuava anche un profondo senso di gratitudine. Carlotta ripensò a tutti i momenti felici trascorsi con Peppina: le risate, le piccole follie, quei pomeriggi assolati in cui la pappagallina volava libera attorno alla casa, riempiendo l’aria di gioia. Era come se ogni ricordo di lei fosse un tesoro prezioso, capace di riscaldare anche il cuore più triste.
Peppina fu riposta in una scatola di biscotti, adagiata su un morbido letto di petali di rose. I suoi cari crearono un memoriale intorno a lei: la sua tomba fu cinta da pietre bianche, e furono piantati fiori colorati che avrebbero per sempre ricordato la gioia che aveva portato nelle loro vite.
Tutta la famiglia comprese che il suo spirito e il suo amore sarebbero rimasti eterni nei cuori di tutti coloro che l’avevano amata, e mentre l’ultima pietra si posava, una dolce melodia si sollevò nel vento, e sembrava quasi che Peppina stesse cantando di nuovo.
Così, anche se la diva aveva spiccato il volo verso l’azzurro, l’amore tra Carlotta e Peppina, continuava a brillare, diventando un faro di luce nell’oscurità, un ricordo di bellezza e affetto che mai si sarebbe spento.
RL